Gli Spazi di Archiviazione di Windows 10 consentono di combinare due (o più) hard disk in un pool, utilizzandoli successivamente in una o più unità virtuali.
Possono essere utilizzati per migliorare la resilienza dei dati: come protezione dei dati contro i guasti ad un hard disk (mirroring). Oppure, gli spazi di archiviazione di Windows 10 possono essere comodi per ottenere unità di dimensioni superiori, pari alla somma delle capacità degli hard disk.
In questo precedente articolo, avevo descritto tutti i passaggi per creare uno spazio di archiviazione, mirroring a 2 vie. Utilizzando due hard disk fisici, tutti i file sono disponibili su entrambi i dischi in tempo reale. In caso di guasto ad un hard disk, i dati risultano comunque disponibili nel secondo disco fisico.
In questo articolo, analizzerò le performance degli spazi di archiviazione ed effettuerò anche degli esperimenti, rimuovendo un hard disk per simulare un guasto al pool di archiviazione.
Performance degli Spazi di Archiviazione di Windows 10
Leggendo alcuni articoli disponibili online, parrebbe che un’unità virtuale di uno spazio di archiviazione abbia delle performance inferiori rispetto ad un hard disk fisico.
Ho effettuato alcune prove, sia sui dischi fisici prima di combinarli in un pool, che su un’unità virtuale composta da due dischi in mirroring. Posso affermare che non ho riscontrato alcun degrado di prestazioni. Certamente, soprattutto in scrittura, le performance dell’unità virtuale sono paragonabili a quelle dell’hard disk meccanico meno performante che forma il pool. Questo, però, è un fatto ovvio: il sistema operativo deve infatti attendere che i dati siano scritti contemporaneamente su entrambi i dischi. Il disco più lento risponde dopo, rallentando il processo.
Nell’immagine seguente, ecco i dischi fisici, in Gestione disco, prima di creare uno spazio di archiviazione. I due dischi sono stati formattati e sono state assegnate le lettere R ed S.
Ed ecco le performance dei due dischi, misurate con CrystalDiskMark. I dischi non sono proprio recenti: le performance sono abbastanza deludenti già di base, soprattutto se paragonate a quelle delle unità a stato solido SSD.
Dopo aver cancellato ed unito i due dischi in un pool ed aver creato uno spazio di archiviazione (disco virtuale con lettera T), ecco i risultati. Il disco virtuale è visibile in Gestione disco come un’unica unità.
Le performance in scrittura sono simili a quelle del disco più lento.
Ho anche misurato l’utilizzo della CPU durante la scrittura dei file sui dischi fisici e sull’unità virtuale dello spazio di archiviazione, e non ho riscontrato sostanziali differenze.
Simulazione di un guasto ad un hard disk di un Pool di Archiviazione, Mirroring a 2 vie
E’ difficile simulare correttamente un guasto di un hard disk. In effetti, gli hard disk (o SSD) possono comportarsi in maniera differente, a seconda del tipo di guasto e del tipo di controller a cui sono collegati.
Nei casi più fortunati, gli hard disk danneggiati possono risultare più lenti e degradare le prestazioni del computer. Quelli con con tecnologia S.M.A.R.T. possono dare un messaggio di errore all’avvio del computer. In questo caso, c’è la possibilità di creare una copia del disco in tempo utile, prima che avvenga un danno irreparabile.
In altri casi, quando un hard disk (o SSD) si danneggia gravemente, il controller potrebbe bloccarsi, impedendo l’avvio del computer, anche se il disco danneggiato non contiene il sistema operativo.
Per simulare un errore ad uno dei due hard disk che compongono il pool dello spazio di archiviazione, l’ho rimosso dal computer.
Ho avviato Windows 10, senza uno dei dischi dello spazio di archiviazione (in mirroring). Come mi aspettavo, sono comunque riuscito ad accedere ai dati che avevo salvato sullo spazio di archiviazione.
Sorprendentemente, Windows 10 non ha mostrato alcuna notifica relativa alla mancanza di un hard disk nel pool di archiviazione. Ho però potuto constatare che l’errore veniva mostrato nella sezione del Pannello di controllo, relativa agli spazi di archiviazione.
Resta comunque possibile trovare l’errore 313 nel registro degli eventi di Windows 10. Per trovarlo, aprire il Visualizzatore eventi, nella sezione Registri applicazioni e servizi, Microsoft, Windows, StorageSpaces-Driver, Operational.
Successivamente, ho collegato su un secondo computer (sempre con Windows 10) l’hard disk che ho rimosso dal primo computer. E’ stato possibile leggere i dati in esso contenuti. Infatti, il secondo computer ha riconosciuto lo spazio di archiviazione del primo ed ha creato una lettera dell’unità per accedere ai dati.
La possibilità di leggere i dati di un hard disk su un secondo computer è utile per recuperare i dati, in caso di danni più estesi all’hardware del primo computer.
Tramite il secondo computer, ho quindi cancellato i dati dall’hard disk rimosso dal primo, e l’ho reinstallato nel primo computer, simulando quindi di aver sostituito l’hard disk guasto con uno nuovo. Sono poi rientrato nella sezione relativa agli Spazi di archiviazione del Pannello di controllo. Per sostituire l’hard disk, bisogna cliccare su Reimposta, presente nella sezione Unità fisiche, dopo aver abilitato le modifiche.
Bisogna quindi confermare di voler reimpostare l’unità, cliccando su Reimposta unità. Ovviamente, bisogna essere sicuri che il nuovo hard disk non contenga dati importanti, dato che verrà cancellato.
Viene quindi avviato un processo che copia nuovamente i dati, dall’hard disk sano a quello appena sostituito, ripristinando la resilienza.
Al termine del processo di duplicazione dei dati, il pool di archiviazione sarà nuovamente perfetto.
Ulteriori sviluppi
Gli esperimenti sugli spazi di archiviazione non sono terminati. Ecco gli argomenti del prossimo articolo:
- ho provato a creare un’unità virtuale con capacità superiore al pool di archiviazione;
- ho creato due unità virtuali sullo stesso pool di archiviazione;
- infine, ho eliminato le unità virtuali degli spazi di archiviazione ed il pool di hard disk, per rendere i dischi fisici nuovamente disponibili, singolarmente e vuoti.