I cabinati Arcade (o Coin-Op, “operati a moneta”, come vengono spesso chiamati) hanno segnato un’epoca. Dagli anni ’70 fino ai primi anni ’90, questi giganti dell’intrattenimento dominavano le sale giochi, i bar e le fiere, offrendo esperienze videoludiche uniche che hanno affascinato milioni di persone in tutto il mondo. Ma cosa c’è dietro a questi mitici cabinati? Quali sono le differenze tra la componentistica originale e le schede moderne che molti appassionati utilizzano per restaurare o ricreare queste macchine? In un’intervista esclusiva per ValorosoIT, registrata al Varese Retrocomputing 2024, ho avuto il piacere di parlare con Stefan Dawid di Gerundo Retrogaming, un esperto di cabinati Arcade.
Un tuffo nel passato: la componentistica originale dei cabinati Arcade
I cabinati Arcade originali degli anni ’80 erano dei veri e propri gioielli della tecnologia di allora. Il cuore di ogni cabinato era rappresentato dalla scheda madre: il circuito stampato (PCB) che conteneva l’hardware e il software del gioco. Molti cabinati Arcade più datati utilizzavano schede a gioco singolo, dove ogni macchina era dedicata esclusivamente a un solo titolo, come Pac-Man e Space Invaders. Questi giochi, che oggi possiamo tranquillamente eseguire su emulatori, richiedevano hardware specifico per ogni cabinato.
Con la crescita del business dei cabinati Arcade, iniziò la creazione e la diffusione delle schede cosiddette “bootleg” (copie pirata) e dunque i produttori originali corsero ai ripari iniziando ad inserire chip proprietari anti copia nei PCB dei giochi.
Capcom, ad esempio, creò una daughterboard (C-board) apposita nelle sue schede Capcom Play System 1 (CPS-1, 1998) e successivamente introdusse la crittazione delle ROM e una Suicide Battery nel CPS-2 (1993, con Street Figher II)
Il monitor era un altro componente cruciale. Nei cabinati Arcade classici, venivano utilizzati monitor a tubo catodico (CRT, Cathode Ray Tube), che offrivano immagini nitide con profondità di colore e una qualità di visione impressionante per l’epoca.
Un altro elemento distintivo erano i joystick e i pulsanti meccanici, che garantivano un feeling tattile unico e notevole robustezza, anche grazie a microswitch elettromeccanici.
Infine, l’ultimo componente descritto nel video, è l’alimentatore multi tensione. Oltre alle tre tensioni di alimentazione della scheda JAMMA (+5V, -5V e +12V), l’alimentatore doveva generare anche le tensioni per alimentare il monitor CRT.
Questi componenti originali, oggi, sono diventati ambiti tra i collezionisti e gli appassionati di retrogaming. Esistono tuttora produttori di joystick e pulsanti Arcade, per lo più aziende giapponesi.
Lo standard JAMMA e l’evoluzione dei Coin-Op
Con l’introduzione dello standard JAMMA (Japan Amusement Machinery Manufacturers Association) a metà degli anni ’80, il mondo dei cabinati Arcade subì una vera e propria rivoluzione. Prima di allora, ogni produttore di giochi Arcade adottava un proprio standard di connessione delle PCB di gioco all’interno del cabinato. Rendeva dunque difficile e costoso il ricambio o l’aggiornamento dei giochi all’interno di una sala giochi. Con JAMMA, invece, divenne possibile usare lo stesso cabinato per giochi diversi, semplicemente sostituendo la scheda gioco a prescindere dallo specifico produttore del gioco. Poiché il Giappone progettava la maggior parte dei giochi, negli anni ’90 il JAMMA è di fatto diventato lo standard a livello mondiale.
Lo standard JAMMA prevede una connessione a 56 pin. In un unico connettore sono presenti le tensioni di alimentazione, i segnali dei joystick e dei pulsanti, della gettoniera e del monitor.
Questo tipo di modularità portò molti vantaggi agli operatori, che potevano facilmente aggiornare o sostituire i giochi senza dover cambiare l’intera struttura del cabinato. Marchi come Capcom, Namco, Sega, Konami e poi anche Atari iniziarono a utilizzare lo standard JAMMA per i loro titoli.
Durante la nostra intervista, Stefan ci ha spiegato come la modularità dei cabinati JAMMA ha reso possibile l’aggiornamento dei giochi, mantenendo viva l’esperienza Arcade per diversi anni, anche quando i gusti dei giocatori cambiavano.
Le marche dei cabinati Arcade
Non possiamo parlare di cabinati Arcade senza citare alcuni dei marchi più importanti che hanno dominato il mercato negli anni d’oro delle sale giochi. Atari, pioniera nel settore, con giochi come Asteroids e Pong. Taito con Space Invaders: una leggenda (forse vera) vuole che la zecca giapponese abbia dovuto incrementare la produzione di monete per soddisfare la domanda dei giocatori videoludici. Namco con Pac-Man, inizialmente chiamato Puck-Man ma modificato per evitare assonanze pericolose. Konami, con titoli come Frogger e Teenage Mutant Ninja Turtles. Capcom ha portato il genere dei picchiaduro con giochi come Street Fighter II. Infine, Sega con il suo cabinato di guida OutRun.
Le schede moderne: FPGA e Raspberry
Oggi, il mondo del retrogaming offre diverse soluzioni per chi vuole rivivere l’esperienza dei Coin-Op senza la necessità di avere a disposizione un cabinato originale. Una delle tecnologie più innovative è l’FPGA (Field-Programmable Gate Array), che permette di emulare in modo estremamente accurato l’hardware originale dei cabinati Arcade. Ad esempio, BitKit è una scheda FPGA di produzione USA che può eseguire vari giochi Arcade classici, ricreando fedelmente il comportamento delle schede originali.
Un’altra soluzione popolare per gli appassionati di retrogaming è l’utilizzo del Raspberry Pi con piattaforme software dedicate quali Retropie, Recalbox, Lakka e altre. E’ possibile emulare migliaia di giochi Arcade e console su un singolo dispositivo, offrendo un’esperienza Arcade moderna a un costo relativamente basso. Non solo è possibile utilizzare TV e monitor moderni, via HDMI, ma anche vecchi CRT (a tubo catodico), mediante settaggi e opzioni hardware apposite.
Tuttavia, come sottolinea Stefan, l’emulazione software, pur essendo ottima per chi vuole un’esperienza più accessibile, non raggiunge sempre il livello di fedeltà dell’hardware originale o dell’FPGA. Sul tema emulazione FPGA vs software, c’è peraltro una continua discussione e fronti opposti tra i puristi, considerata anche la continua evoluzione di entrambi gli ambiti.
Stefan ci ha anche raccontato come alcuni appassionati stiano combinando il meglio dei due mondi, utilizzando cabinati originali o riproduzioni di essi, ma con schede moderne all’interno, vedi BitKit. In questo modo, è possibile mantenere l’estetica vintage, ma con una tecnologia che permette di caricare numerosi giochi, riprodotti fedelmente.
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